SILENT BOOK CLUB CONDIVISI

Bari, 05/12/2019

Una domenica mattina, in piena reclusione per ovvi motivi, trovo in bacheca un messaggio inaspettato da Enrico Nada, uno degli organizzatori del Silent Book Club di Torino. Propone un Silent on line con Zoom. Un’idea che mi ronzava in testa da un po’ ma che non avevo avuto modo di mettere in pratica, sommersa da lezioni on line e questioni logistiche da risolvere per garantire il “normale” svolgimento delle lezioni in modalità virtuale ai docenti del Centro de Estudios Lingüísticos che continuano a prestare servizio nonostante l’emergenza. Rigorosamente da casa!!

Quello che si presentava come un esperimento è diventato una bellissima esperienza di lettura e condivisione. Tre i Silent Book Club che hanno accolto l’iniziativa: Torino, Genova e Bari. Trenta le persone connesse. Quattro i paesi coinvolti: Italia, Spagna, Brasile, Stati Uniti. Cinque le regioni italiane interessate: Piemonte, Puglia, Liguria, Toscana, Basilicata. Tre le lingue parlate durante la connessione: italiano, spagnolo, inglese.

Che dire. L’incontro si è concluso meno di mezz’ora fa e le emozioni sono ancora forti.

Per chi non conosce i Silent Book Club, il principio è che ognuno porta con sé il libro che sta leggendo, si trascorre un tempo variabile (normalmente è di un’ora; in quest’occasione, vista la situazione particolare e il mezzo di interazione, abbiamo optato per 40 minuti circa). Si legge durante il tempo stabilito, in silenzio. In un silenzio che unisce, che accorcia le distanze fisiche. E poi si passa a condividere impressioni di lettura, frammenti di libri, sentimenti, emozioni.

Tutto quello che può essere scaturito da quei quaranta minuti dedicati alla lettura. Per non parlare dell’emozione di conoscere una delle fondatrici del Silent Book Club, Guinevere de la Mare. Perché c’era anche lei, da San Francisco, a condividere con italiani e spagnoli dislocati in varie città d’Italia la sua lettura del momento.

In un momento così difficile come quello che stiamo vivendo, in giorni in cui si susseguono le raccomandazioni a rimanere in casa per il bene di tutti, questa iniziativa è la dimostrazione che l’isolamento fisico, materiale non impedisce la condivisione, l’aggregazione “sana”, “virtuale”. Sfruttando le tecnologie dei nostri tempi a nostro favore, a servizio del bene comune. Siamo stati i primi ma cerchiamo di non essere gli unici.

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