«La lingua batte dove il dente duole»

Non avevo mai pensato alla possibilità che dietro questa frase proverbiale ci potesse essere un fondo letterale che, probabilmente, ha favorito la coniazione dell’enunciato che poi si è affermato nell’uso per il suo senso figurato.

«Si ricade spesso a parlare delle cose che più premono o assillano».

Treccani – Vocabolario on line

Questa la definizione. La riflessione giunge dall’esperienza. La lingua batte dove il dente duole. Se, dei trentadue denti che compongono le arcate dentali, uno duole o è imperfetto, la lingua finirà per cadere sempre su quel dente, delineandone l’imperfezione o nel vano intento di alleviarne il dolore.

Allo stesso modo, l’uomo, per sua natura, è portato a rimuginare su ciò che lo fa soffrire o che lo preoccupa, anche contro la sua volontà, in modo del tutto inconsapevole e irrazionale.

La frase proverbiale è così diffusa che Andrea Camilleri e Tullio De Mauro ne hanno fatto il titolo di un saggio pubblicato per i tipi di Laterza (2014) ed è diventata la denominazione di una nota trasmissione di Rai Radio 3 che «esplora i paesaggi della lingua italiana». Evidentemente, in questo caso ci si allontana dal senso retto e figurato della paremia per alludere a una lingua che pulsa, che cambia, che si evolve, una lingua sempre al passo coi tempi. È quello che spesso succede con i proverbi di uso comune, che rischiano di diventare oggetto di manipolazione creativa.

Le sue origini riportano al mondo antico, alla cultura greco-latina, secondo quanto afferma Renzo Tosi in uno studio a proposito della permanenza di motivi proverbiali classici nelle culture moderne:

«L’italiano La lingua batte dove il dente duole, che ha paralleli puntuali anche nelle altre lingue europee, deriva invece da una variazione del latino medievale, attes­tata in numerose sentenze: cf Walther 11242 (- 20731a) Huc.. ubi dens sensit lesuram dolenti, 25625 Quo dolor est dentis versatur lingua dolentis, e infine 27925 Semper cum dente remanebit lingua dolente».

Renzo Tosi (2004-2005: 297-298).

Arthaber (1989: 356, n. 700) lo riconduce al proverbio latino «Obsequitur denti superambula lingua dolenti» e ricorda anche la forma «Ubi dolet, ibi manus adhibemus». La forma latina è seguita da corrispondenze in alcune lingue moderne:

  • francese: La langue va, où la dent fait mal.
  • spagnolo: Allá va la lengua, do duele muela.
  • tedesco: Wo es schmerzt, da greift man hin. / Wer was Wundes hat, der fühlt danach.
  • inglese: Tongue ever turns to the aching tooth.

Il Refranero multilingüe registra la paremia in disuso «¿Adónde va la lengua? Adonde duelen las muelas» e segnala corrispondenze in altre diciassette lingue. Per quanto riguarda l’italiano, l’Accademia della Crusca lo registra nella sua banca dati Proverbi citando dalle raccolte di Giuseppe Giusti (MS A) e Gino Capponi (1853 e 1871).

La lingua batte dove il dente duole. Una frase proverbiale ricca di storia che continua a popolare l’immaginario collettivo e costituisce un elemento vivo del patrimonio paremiologico italiano.

BIBLIOGRAFIA

ARTHABER, A. (1989): Dizionario comparato di proverbi e modi proverbiali in sette lingue. Milano: Hoepli.

CAMILLERI, A.; DE MAURO, T. (2014): La lingua batte dove il dente duole. Bari: Laterza.

TOSI, R. (2004-2005): «Permanenza di motivi proverbiali classici nelle culture moderne: alcuni esempi», Classica, Sao Paulo, v. 17/18: 293-297.

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